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Per gentilezza casuale si intendono comportamenti prosociali spontanei e non richiesti, rivolti a sconosciuti o a persone al di fuori della propria cerchia, senza aspettarsi nulla in cambio.
Parliamo di gesti semplici, spontanei e gratuiti che facciamo in modo disinteressato.
Offrire un caffè a uno sconosciuto, una bottiglietta d’acqua al corriere, tenere la porta aperta a chi entrerà dopo di noi, sorridere a un estraneo, aiutare una persona con la spesa, con la valigia, con il passeggino. Piccole cose.
Ma la gentilezza casuale può spingersi quanto e dove vogliamo. Comprare il necessario a una persona a cui hanno rubato la valigia, fare la spesa a qualcuno in difficoltà economica, accompagnare qualcuno che cerca una strada.
Tra i miei ricordi più intensi, c’è una sera in cui passeggiavo sola a Roma, in misere condizioni emotive. In quel periodo stavo svolgendo uno stage. Trascinavo la mia valigia per trovare un posto, il meno costoso possibile, dove dormire. Ancora non avevo una stanza. Mi sentivo terribilmente sola e terribilmente in ansia per il mio futuro. Pioveva (anche) ed ero, come sempre, senza ombrello.
Assorbita dalla mia tristezza, appena notai una signora che camminava verso di me. Si avvicinò velocemente e quasi mi urlò, in dialetto romano, qualcosa del tipo: “Ma dove vai così che ti bagni tutta, non è possibile!”.
Il tono era perentorio, ma l’espressione trasmetteva un’apprensione calda, materna, genuina. In una frazione di secondo mi sono ritrovata un ombrello aperto in mano e la signora aveva già ripreso la propria strada, sempre sbofonchiando: “Non è possibile”.
Non ricordo nemmeno se poi quell’ombrello l’ho usato, considerando che ero piena di bagagli e che tenerlo in mano non doveva essere facile. Ma ricordo bene che la tristezza che avevo in gola aveva cambiato sapore.
Ricordo anche di aver cambiato programma. Avrei cercato dopo l’alloggio. Prima mi sarei fermata a mangiare qualcosa. Sono entrata nel primo pub che ho trovato e ho scelto di parlare. I ragazzi erano simpatici e in vena di chiacchiere come me. Dopo mezz’ora che ero lì dentro, le mie rogne erano sempre lì, ma stavano al caldo.
La signora non mi ha regalato solo il suo ombrello. Mi ha regalato un’esperienza che mi aiutasse a creare un’aspettativa positiva nelle situazioni di difficoltà, e il suo gesto ha modificato il mio comportamento successivo, spingendomi a ricercare attivamente la vicinanza di altre persone.
Qualche anno fa ero a Rimini, al mare, vicina al bar di uno chalet, quando ho notato una signora sulla sessantina che parlava in modo concitato con uno dei camerieri. Qualcuno aveva rubato la borsa della signora. Nessun danno irreparabile. C’erano una trentina di euro, la sua maglia e, a quanto pare, anche le ciabatte da mare.
Questa cosa di essere senza scarpe sembrava turbarla particolarmente. Tutti i documenti erano in hotel, non avrebbe dovuto rifare nulla.
La signora, comunque, sembrava sconvolta, verosimilmente più per l’esperienza del furto che per il danno. Avevo anche l’impressione che trovarsi così, in costume, senza maglia e senza scarpe, la facesse sentire “nuda” e impotente (del resto, ok che siamo a Rimini, ma dove diavolo vuoi andare in costume e senza scarpe).
Mi sono tolta la maglia e gliel’ho data. Su di lei diventava molto più lunga e sembrava quasi un vestitino, adatto per andare in giro.
Ho chiesto ai camerieri se avessero ciabatte da qualche parte, ipotizzando che ne avessero a pacchi, con tutta la gente che di certo le dimentica in spiaggia e con qualcuno che verosimilmente le conserva (almeno per un po’).
Nell’arco di cinque minuti la signora era bella, rivestita, e con un po’ di contanti in mano, necessari a prendersi qualcosa con calma al bar, poi chiamare un taxi, tornare in hotel e correre a sporgere denuncia (assolutamente, voleva fare denuncia).
Era ancora un po’ turbata, e alquanto perplessa dal fatto di trovarsi rivestita e con più soldi in mano di quanti ne avesse prima.
Non so poi, a mente fredda, come abbia elaborato la cosa, ma mi auguro che l’esperienza abbia contribuito a controbilanciare il “trauma” del furto: per uno che ruba, c’è un altro che dà.
Se le cose vanno velocemente male, possono anche andare velocemente bene.
Chi lo sa.
C’è poco da fare gli splendidi, oggettivamente, nell’aver offerto una maglia e due spicci, quando il denaro in tasca non manca, ma il punto è proprio questo: quanto poco basti.
E se non avessi avuto né la maglia né i contanti, avrei potuto chiedere in giro.
Sicuro che una mini-colletta da cinque euro ci stravolga il budget mensile?
La realtà è che spesso siamo “timidi” in queste situazioni, e che forse non ci rendiamo conto di quanto il nostro intervento possa fare bene, modificando la percezione della vita delle persone e il loro comportamento successivo.
Dal mio canto, nell’aver contribuito alla “sistemazione” della signora, io mi sentivo stranamente euforica.
Anche chi era attorno sembrava, in qualche modo, “su di giri”, pienamente vitale.
Un senso di pienezza che provo ancora quando ripenso a questa scena.
Se qualcuno tra voi, leggendo questi esempi, ha SENTITO un qualche senso di “accensione interna”, anche commossa, lo noti e non lo soffochi.
Ricordate che più spingiamo, più l’effetto della gentilezza casuale tende a essere vitalizzante su di noi e su chi la riceve.
Se qualcun altro non ha sentito niente, o ha pensato che siano sciocchezze di poca importanza, va bene lo stesso.
Ognuno ha il proprio percorso e le proprie priorità, e personalmente diffido di chi pretende di offrire una prospettiva valida per tutti, ed in ogni contesto.
Credo comunque che se il mondo fosse più denso di questi gesti, molte persone non godrebbero semplicemente di un umore migliore in quella specifica giornata, ma di un’atmosfera, uno sfondo emotivo, una percezione globale di fiducia differenti.
Di questo sono convinta.
Così come sono convinta che per moltissimi di noi sia in qualche modo più imbarazzante praticare un atto gentile piuttosto che sgarbato, fare una critica a qualcuno piuttosto che un complimento.
Forse ci vergogniamo dei nostri sentimenti empatici e genuini.
Molti modelli di forza tutt’ora diffusi si basano sulla freddezza emozionale e sull’individualismo.
Molti obiettivi ritenuti primari (ad esempio, la scalata al successo) incentivano l’espressione di tratti narcisistici.
Inoltre, chi compie un atto gentile tende a sottovalutare quanto esso venga apprezzato dal destinatario.
Questa errata percezione può limitare la frequenza con cui le persone compiono questi gesti.
Ma le ricerche internazionali dimostrano che il primo fattore di felicità è, era, e probabilmente resterà, la qualità delle relazioni umane.
Le ricerche hanno anche evidenziato gli effetti psicologici positivi della gentilezza, anche di quella casuale, sia su chi la compie che su chi la riceve.
Al di là dei dati, immagina semplicemente un mondo in cui esista maggiore, autentica gentilezza.
Quando guidiamo, quando lavoriamo, quando chiediamo informazioni, ovunque.
Immagina un mondo in cui persone, anche sconosciute, si sorridano e si aiutino di più.
Se vuoi contribuire a creare, da subito, un mondo migliore, agisci e pubblica il tuo atto di gentilezza casuale.
Non aspettare che inizi qualcun altro: è il modo migliore per lasciare che non cambi mai nulla.
Se vuoi, prova subito e scopri che effetto fa su di te, e sugli altri.
Laura Piccinini
RIFERIMENTI SCIENTIFICI PER APPROFONDIRE
Aksoy, M. (2018). The effects of acts of kindness on mental well-being and the mediating role of positive and negative emotions: A randomized controlled trial [Tesi di dottorato, Universiteit van Tilburg].
Curry, O. S., Rowland, L. A., Van Lissa, C. J., Zlotowitz, S., McAlaney, J., & Whitehouse, H. (2018). Happy to help? A systematic review and meta-analysis of the effects of performing acts of kindness on the well-being of the actor. Journal of Experimental Social Psychology, 76, 320–329.
Kumar, A., & Epley, N. (2021). A little good goes an unexpectedly long way: Underestimating the positive impact of kindness on recipients. Journal of Experimental Psychology: General. https://doi.org/10.31234/osf.io/3yast
Paviglianiti, N. C., & Irwin, J. (2017). Students’ experiences of a voluntary random acts of kindness health promotion project. Health and Wellbeing Journal, 1. Recuperato da https://consensus.app/papers/students-’-experiences-of-a-voluntary-random-acts-of-paviglianiti-irwin/19cf83d04a055ec18c145e0885c8ef40
Regan, A., Fritz, M. M., Walsh, L. C., Lyubomirsky, S., & Cole, S. W. (2022). The genomic impact of kindness to self vs. others: A randomized controlled trial. Brain, Behavior, and Immunity, 106, 40–48. https://doi.org/10.1016/j.bbi.2022.07.159
Wang, C., Pearce, E., Jones, R., & Lloyd-Evans, B. (2022). Kindness by post: A mixed-methods evaluation of a participatory public mental health project. Frontiers in Psychology, 12, Article 813432. https://doi.org/10.3389/fpsyg.2021.813432
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Una sera, qualche anno fa ero a Venezia in solitaria, a cenare in un ristorante. Vicino al mio tavolo c’erano due ragazze che, tra le altre cose parlavano dell’università e dei costi da dover sostenere. Quando mi sono alzato per pagare il conto ho chiesto di pagare anche il loro e poi me ne sono andato.
Ieri avrei avuto bisogno della mia seduta settimanale di psicoterapia, non ho avuto una settimana grandiosa tra visite specialistiche, situazione familiare non invidiabile, ansia sociale ed una delusione sentimentale.
Ma la mia psicoterapeuta mi ha chiesto di rinviare l’appuntamento per lasciare il posto ad una persona con un’urgenza più importante della mia, e l’ho fatto, perché so cosa significa star male ed aver bisogno di aiuto immediato, e come l’ho avuto io dalla professionista che mi segue quando davvero la situazione era grave, ho voluto in qualche modo restituire un pochino del bene che è stato fatto a me.
Mi auguro che lo sconosciuto a cui ho fatto il favore ora stia meglio!
Qualche settimana fa stavo tornando a casa con il mio fidanzato e avevamo appena finito di comprare qualcosina al supermercato. Passiamo di fronte un bar e sentiamo un ragazzo chiedere ad una cameriera:” posso aiutarti a portare le sedie dentro? Se ti aiuto puoi darmi un panino che ho fame?” La cameriera ha rifiutato la proposta e ha risposto in malo modo al ragazzo. Allora il mio fidanzato mi dice:” diamogli le piadine che abbiamo comprato”, essendo che avevamo solo delle piadine in busta e non avevamo comprato nulla per condirle, gli ho risposto:”no, gli vado a comprare un panino così mangia qualcosa di più gustoso di una piadina in busta.” Quando il ragazzo mi ha vista arrivare con il panino, non ci poteva credere, era felice. Mi ha ringraziata e ha mangiato il panino
Sento ancora quel profumino di minestrone che ricevevo da nonna Delia: indimenticabile! Eppure sono passati venti anni! Ma mescolata alla sinestesia di odore e sapore, c’è il ricordo di una straordinaria reciprocità, un aiuto condiviso, fatto sempre con un sorriso sulle labbra ed un abbraccio silenzioso. Succedeva che io accompagnavo mia figlia a danza 2 volte alla settimana, e con lei portavo la compagna di classe, la cui madre soffriva di una forte indolenza e mancanza di motivazione. Rimanevo un’ ora e mezza ad attendere la fine dell’attività (non valeva la pena tornare a casa), e poi il rientro a casa alle 19,30. Ma la giornata non era ancora finita: l’incubo del preparare la cena era incombente. Ebbene, quando riconsegnavo la bimba a nonna Delia, ecco che ricevevo una bella pentola di minestrone fatto con le verdure dell’orto, cucinato sapientemente dalle mani di un’anziana signora.
Era come uno scambio di “vite”. La benevolenza, il benessere reciproco era ciò che passava da quel delizioso profumino. Grazie nonna Delia.
Oggi mi trovo a Biella per l’Adunata Nazionale degli Alpini, faccio parte della Protezione civile.
Sono passata con il mio cagnolino davanti ad un ufficio postale e mi sono fermata per prelevare un po’ di soldi.
Il mio cagnolino si è avvicinato vicino ad una signora che lo ha accarezzato, mi ha detto che lei né ha cinque e perciò il mio non le fa’ paura.
Intanto abbiamo preso un po’ di confidenza e mi ha detto che questa mattina era andata in ospedale per fare una TAC, ma all’ uscita dall’ ambulatorio si è accorta che l’era stata rubata la giacca con dentro il portafogli con soldi e documenti.
Doveva tornare a casa a Torino e non sapeva come fare.
Allora sono entrata nell’ ufficio postale e mi sono fatta cambiare i soldi così da poterle dare qualcosa.
Le ho porto 10 euro chiedendo se bastavano per prendere un mezzo e lei mi ha detto che giusto il biglietto costava euro 9,80.
Poi voleva sapere come restituirmi i soldi ed io le ho detto di no perché mi faceva piacere aiutare le persone in difficoltà, visto anche la mia divisa della Protezione Civile.
Così mi ha baciato e ringraziato dicendo che andava a fare la denuncia dai carabinieri appena arrivava a Torino.
Qualche anno fa stavo facendo sport lungo Ticino a Pavia e intravedo con la coda dell’occhio qualcuno che stava gattonando in un piccolo boschetto. Per una frazione di secondo ho continuato a fare i miei esercizi, poi mi sono incamminata verso questo boschetto perché temevo che era una persona in difficoltà. Nel frattempo vedo un ragazzo che stava guardando proprio nella direzione della persona che stava gattonando, allora gli ho chiesto se avesse visto anche lui qualcuno gattonare e se voleva venire con me a vedere se fosse tutto okay (anche perché non conoscevo per niente Pavia, mi ero trasferita da poco). Il ragazzo all’inizio era titubante, perché secondo lui era “semplicemente un ubriacone”. Io però ho insistito e l’ho convinto a venire con me. Dietro ad un cespuglio ho trovato un anziano signore, con il viso insanguinato e con addosso soltanto il pigiama. Ho chiesto al ragazzo di chiamare l’ambulanza e nel frattempo cercavo di far “distrarre il signore” che non riusciva ad alzarsi da terra. Ha iniziato a raccontarmi tutta la sua storia. Ad un certo punto mi resi conto che voleva alzarsi per parlare meglio con me ma non ci riusciva. Allora mi sono seduta a terra io con lui e ho ascoltato i suoi racconti fino all’arrivo dell’ambulanza. Prima di salire in ambulanza mi dice:” grazie signorina, ma stia tranquilla non ho nulla. Come le ho detto io sono un medico!”
Qualche anno fa ero con una mia amica al supermercato. Ci mettemmo in fila e iniziammo a chiacchierare tra di noi. Ad un certo punto la gente iniziò a lamentarsi, decisi di affacciarmi per capire cosa stesse accadendo. In cassa ci stava un ragazzo che aveva comprato delle birre ma non aveva il giusto denaro per poter pagare. La cassiera gli disse di posare le birre. Chiesi al ragazzo quanto gli servisse per poter comprare le birre e glieli diedi.
Sono cresciuta in una famiglia conflittuale. Ma…all’età di 36 anni, dopo la fine di una convivenza, mi sono trasferita sopra i nonni.
“Litigherete ogni giorno per il tuo disordine e per la pignoleria di tua nonna” diceva mia mamma.
Quel posto è diventato il mio luogo del cuore, la pace dei sensi, il lusso dei silenzi senza giudizi, gli abbracci, le prese in giro sulle loro rughe e sulla mia forma fisica.
Tra i momenti più belli: sto lavorando in smart working, mi affaccio alla finestra e vedo mio nonno in giardino che lava la mia auto, con cura, di sua iniziativa.
Non l’ho mai ringraziato per la sua capacità di capirmi e accogliermi, ma sono sicura che lo sa bene che sono innamorata di lui 🙂
Oggi ho compiuto un atto di gentilezza non andato a buon fine 😳. Io sono solita accompagnare con la mia auto, persone che non sanno come raggiungere una località nella zona in cui abito. Oggi però ero a piedi, mi si accosta una vecchia auto con a bordo un anziano signore che mi chiede di indicargli dove fosse un ufficio non ben precisato. Decisa, salgo sull auto con l intento di capire, durante il tragitto, quale fosse la sua meta per fornirgli cosi,indicazioni. Un ” viaggio” del terrore!!!! Il signore guidava malissimo, era visibilmente confuso. Dopo molteplici scampati incidenti, giungiamo dove io avevo inteso volesse recarsi. Scendo dall auto abbondantemente sudata, mi giro e vedo l uomo ingranare la marcia e andarsene 😳. Altrettanto confusa, non ho avuto la prontezza di segnarmi la targa da comunicare ai vigili: ero preoccupata per la sua e altrui incolumità.
Sempre più mi sento di remare contro corrente in un mare di persone inconsapevoli piene di ego e che non hanno perso completamente il senso civico e l’empatia verso gli altri….non ascoltano, non aspettano, non hanno più pazienza per le persone che li circondano.
il mio atto di gentilezza è di cercare di capirli e di aiutarli a ritrovarsi.
E’ un compito arduo e a volte frustrante ma se solo una persona si salverà da se stessa sarò felice!
Ero sull autobus,ad un tratto sale il controllore. C era un signore Senza biglietto che diceva” guardi non sono di qui sono venuto per una visita non sapevo dove comprare i biglietti”. Allora ho chiesto al controllore se potevo farlo io per lui con l app e così ho fatto; il signore faceva il mio stesso tragitto e ha viaggiato con il biglietto fatto da me.